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Mente - Corpo

Roma, circa 2003 - Cari amici di Gerenzanoforum,
stanotte sono di guardia, così ho pensato di poter iniziare a scrivere qualcosa per voi. Ho cercato come vi dicevo di buttar giù qualcosa su un argomento che mi sembra potrebbe essere interessante e che alla fine si riallaccia al suggerimento da voi datomi, sul rapporto tra ambiente e corpo umano.

In effetti prima di quella correlazione ce n'è, a mio avviso, una ancora in sboccio, se mi passi il termine, e cioè quella tra mente e corpo. Non per niente si fa un grosso parlare di malattie psicosomatiche, che non sono altro che l'alterazione dell'equilibrio tra mente e corpo, appunto. Vi mando la prima cartella. Ovviamente dovrà essere giocoforza un discorso a più puntate e questo è uno dei motivi per cui ve lo propongo. Potrebbe essere una cosa lunga (conoscendo i miei tempi) ma tutto sommato un pò di suspence non guasta, non trovate?
 
MENTE - CORPO
 
"L'argomento che cercheremo di trattare è uno dei più affascinanti in medicina. Mi riferisco alla correlazione mente-corpo. Cioè a quei meccanismi che sono alla base dell'interazione tra cervello e corpo umano. La storia della medicina ci dice che quello che a noi oggi sembra assolutamente logico non lo è stato per tanto tempo, secoli, addirittura millenni.
 Infatti che potesse esserci un rapporto tra il corpo umano e la psiche era stato solo intuito ma prove fondate che dimostrassero tale assunto sono state pubblicate solo con l'avvento della moderna medicina.
Il primo che ipotizzò una correlazione tra mente e corpo fu Galeno, circa 1800 anni fa. Egli osservò che le donne malinconiche erano più predisposte ad ammalarsi di cancro rispetto alle donne più forti di carattere. Evidentemente, pensò, le donne con una personalità meno sottomessa, con una forte capacità di reazione di fronte ai problemi, di qualsiasi natura essi fossero, con una maggiore forza interiore, erano in grado di combattere meglio la malattia. Ovviamente Galeno non sapeva quello che noi abbiamo in seguito scoperto, e cioè che  l'atteggiamento di chi affronta la malattia con piglio positivo ed energico, comporta l'aumento di alcune sostanze che sono in grado di antagonizzare ed amplificare le difese dell'organismo. Sotto certi aspetti la volontà di lottare ci aiuta ad incanalare lo stress che deriva da alcune situazioni, nella produzione di neurotrasmettitori, ormoni e sostanze che vengono a loro volta convogliate nella selezione di quelle forze positive già presenti nel nostro organismo ma destinate a rimanere inattive se non subiscono le giuste stimolazioni. Un meccanismo, dunque, previsto, e che cerca di riportare in equilibrio un continuum che la malattia ha spezzato, interrotto.

D'altra parte, un altro grande, filosofo, Alcmeone da Crotone, già nel 500 a.C. aveva ravvisato la necessità del perfetto accordo di tutte le sostanze che compongono il corpo umano (isonomia) e quindi dell'equilibrio fra tutte le componenti di esso, dal prodotto della psiche nella sua massima espressione (pensieri) al funzionamento del corpo che esprime volontariamente ed involontariamente un enorme numero di processi biologici. Senza questo accordo l'unità del corpo umano viene meno e con essa la possibilità di essere più fragili, più proni alle insidie esterne."

Continuiamo dunque la nostra chiacchierata sul concetto mente-corpo e sul necessario equilibrio fra tutte le loro componenti.
La necessità di questo accordo viene sottolineato, indirettamente, dalla contemporanea presenza, in alcune stele votive, di Igeia (dea della Terra) ed Ascklepio (dio della medicina), quasi a testimoniare la maggiore forza che si esprime quando la religione (medicina della mente) viene aiutata dalla scienza (medicina del corpo).  Così, per esempio, un marmo del Pireo del IV secolo a.C., diviso in due parti di dimensioni diverse, mostra nella scena destra una giovane donna distesa e addormentata su un letto basso, rivolta verso lo spettatore; dietro il capo del letto, in piedi, Igeia ed Ascklepio, che, leggermente chinato in avanti, distende le mani sopra la testa ed il collo della paziente in una sorta di manipolazione magica. La scena di sinistra illustra i ringraziamenti, ai quali partecipa l’intera famiglia; la presenza di un bimbo significa probabilmente che tutti rendono grazie per la nascita dell’erede.
Tornando a Galeno, che, ricordiamo, appartiene  al II secolo dopo Cristo, non possiamo fare a meno di sottolinearne l’estrema modernità. La sua teoria secondo la quale l’organismo potesse essere in grado di produrre “umori cerebrali” capaci di modificare la risposta del corpo di fronte alla malattia che cosa è, a pensarci bene, se non una anticipazione della neurosecrezione?

L’idea dell’identità di mente e corpo, quindi, comincia a farsi strada, almeno nelle teste più illuminate (non dimentichiamo il periodo storico in cui tutto ciò avviene) in contrapposizione al dualismo mente – corpo, cioè due identità assolutamente distinte tra loro. Inizia così un cammino assai lungo e faticoso. Che il bene della mente potesse significare anche il bene del corpo (e viceversa) e che il buon equilibrio fra le due componenti fosse assolutamente auspicabile, viene testimoniato, nel corso dei secoli,  da numerosi esempi.
Uno di questi trovo sia dato dall’Asklepieion, una sorta di anticipazione del concetto di ospedale così come noi lo intendiamo oggi. L’Asklepieion era un insieme di strutture all’interno di un complesso racchiuso da mura, un vero e proprio tempio, in cui si esercitava la medicina secondo concezioni diverse da quelle tradizionali. Di questi templi si trovano resti a Pergamo (il più importante e meglio conservato), a Kos, a Mileto. Essi rappresentano la nascita della medicina razionale. Infatti nel loro ambito coesistono la medicina teurgica (degli dei), simboleggiata dall’Abaton, una stanza dove i malati sono fatti soggiornare perché Asclepio li guarisca, apparendo loro in sogno (incubatio), e dalla sacra fonte, e la medicina razionale, simboleggiata dalla struttura circolare “poliambulatoriale” e dalle vasche per le abluzioni di piaghe.

Ma lasciamoci trasportare a Pergamo dalle parole della Prof.ssa Angeletti, ordinario di Storia della Medicina a Roma: “Attraverso la via Tecta, una strada ancor oggi lastricata e fiancheggiata da stele votive, si giunge dalla città di Pergamo (situata su di un alto colle a circa 2 km di distanza) alla spianata ricca d’acqua ove sorge l’Ascklepieion. E’ un complesso di costruzioni su di un’area quadrangolare di circa 250 metri di lato, a cui si accede attraverso il cortile su cui era edificato il tempio di Asklepio: rimangono oggi alcune colonne ai lati ed un cippo centrale con scolpito il Caduceo. L’esistenza di una biblioteca indica chiaramente la presenza di una attività di studio e di professione medica qualificata, di cui restano testimonianze epigrafiche. Il grande anfiteatro accoglieva i fedeli di Asklepio per riti collettivi; il dio si presentava ai malati con il suo serpente simbolo nell’Abaton: i sacerdoti-medici seguaci d’Asklepio passavano tra i malati intontiti da droghe, talvolta curando, talaltra fidando nelle virtù taumaturgiche del rito (incubatio). La maggior parte dei fedeli-malati si recava a bere alla sacra fonte, posta in posizione centrale.

La medicina razionale si svolgeva in un’area decentrata, alla quale si accedeva dopo aver bevuto alla fonte, perché ogni sapere medico viene da Asklepio. Vi sono delle piscine nelle quali venivano curate patolgie della pelle; mediante un tunnel seminterrato i malati arrivavano ad una larga struttura circolare con copertura a volta, suddivisa in sei nicchie ed al cui interno scorrevano le acque salutari: si tratta del poliambulatorio dove venivano visitati i malati. I resti dell’Asklepieion risalgono all’ultima ristrutturazione, che è del II secolo d.C., ai tempi di Galeno: coesistono nella stessa struttura elementi di medicina templare e la medicina d’osservazione o laico-razionale, che nasce con Ippocrate e si sviluppa sino al grande maestro di Pergamo: il lungo tunnel che va dalla fonte al poliambulatorio simboleggia ai nostri occhi il lungo cammino della medicina dalla teurgia alla razionalità.”
Qualche parola sul Caduceo. Esso viene rappresentato da un'asta con due serpenti avvolti intorno ad essa. Nella parte superiore sono posizionate due piccole ali o un elmo alato. Sembra che questo simbolo abbia origini antichissime, addirittura al 2600 a.C. Narra la leggenda che Mercurio (Hermes), il messaggero degli dei, ricevette un bastone da Apollo. Quando giunse in Arcadia, gli si pararono innanzi due serpenti che si divoravano a vicenda, allora egli gettò il bastone tra loro ed essi si riappacificarono. Da questa leggenda è nato il simbolo del Caduceo, un segno di pace rappresentato da un bastone con due ali aperte e due serpenti attorcigliati che si guardano l'un l'altro. Lo si è anche considerato simbolo dell'equilibrio morale e della condotta esemplare: il bastone esprime il potere; i due serpenti la sapienza, le ali la diligenza, e l'elmo è l'emblema dei pensieri elevati.
Ascklepio, dio della Medicina, portava il Caduceo. Nato dall'unione tra Apollo e Coronide, fu allevato dal centauro Chirone che ne fece un terapeuta insegnandogli l'arte di guarire. Da adulto divenne un validissimo medico, ma, preso dall'ambizione, si mise a resuscitare i morti. Questo modo di agire non piacque alla regina Ade, dea degli inferi, che se ne lamentò con Giove, il quale, irato per tanta presunzione, lo uccise con una saetta. Va sottolineato che il Caduceo usato da Ascklepio era rappresentato da un solo serpente attorcigliato al bastone, mentre il logo usato dalle Associazioni mediche internazionali ha preferito quello di Mercurio con due serpenti. Forse per rappresentare la lotta tra malattia e guarigione, tra Ying e Yang, tra la vita, la morte e la rinascita; rinascita vista come fenomeno metafisico od anche psicologico, in cui il rinnovamento comporta l'abbandono della "vecchia pelle", composta di abitudini, pregiudizi e preconcetti.
 
Il resto alle prossime puntate.
Un abbraccio e ditemi apertamente cosa ne pensate. Leggerò la vostra risposta con interesse.
Antonio
 
Il prof. Antonio Rocco è spedialista di Endocrinologia al Policlinico Umberto I ed è Docente di Medicina Interna alla Facoltà di Medicina e Chirurgia all'Univerità la Sapienza.
E', inoltre, vice presidente delle Facoltà Triennali di Educazione Infermieristica a Roma