La madre di tutte le nostre convenzioni col Comune di Milano.

Da “Il Nostro Comune”, maggio 1971:A causa della cava Porro – Castelli il Comune di Gerenzano denunciato al Pretore dall’Amministrazione di Rescaldina. In una documentata relazione il Sindaco fa il punto della situazione.


 “Non molti anni fa una fascia  di boschi divideva il territorio del Comune di Gerenzano da quello del Comune di Rescaldina. Ci si illudeva che questo verde potesse rappresentare un polmone di ossigeno a tutto vantaggio delle nostre popolazioni. Ora, non solamente ci si può salutare a viso aperto sulle opposte sponde, lambite da un maleodorante torrente, ma ci dobbiamo proteggere le narici con opportuni accorgimenti per evitare la paralisi dell’olfatto.
Quest’amministrazione ha assistito alla vandalica distruzione con tanta pena, impotente dinanzi alla consorteria abulica di molti che avrebbero potuto dare una mano, rammaricati dalle proteste dell’opinione pubblica, che giustamente lamentava una situazione di grave disagio.
A parte la sistematica polverizzazione di ampie zone a verde sostituite da cave estrattive, che la produzione, il lavoro, il progresso vorrebbero giustificare, che, però, un costume civile non potrebbe mai avallare, vogliamo fare qui il punto sulla cava Porro – Castelli, adibita a scarico di rifiuti solidi urbani.
La storia, chiamiamola così, dal momento che è entrata drammaticamente nella vita della nostra comunità, inizia il 13 ottobre 1964 con una delibera del Servizio Immondizie Domestiche del Comune di Milano, indirizzata al Sindaco e per conoscenza al medico provinciale e all’Ufficiale sanitario del Comune di Gerenzano. La riportiamo integralmente perché è da considerarsi la prima pietra della strana costruzione.
“Lo scivente Servizio del Comune di Milano ha in corso da alcuni mesi contatti verbali con i sigg. Porro e Castelli proprietari di una cava sita nel Comune di Gerenzano.
Tali contatti mirano ad ottenere la possibilità di procedere al riempimento della cava suddetta a mezzo di colmata rifiuti solidi urbani provenienti dalla città di Milano.
La colmata nel caso di conclusioni positive delle trattative in corso, verrà effettuata a strati successivi, alternati di rifiuti e copertura di terra, partendo dal fondo per risalire gradualmente, inoltre sarà proveduto alla disinfettazione giornaliera dell’inmassa e alla derattizzazione della cava e dei dintorni.
Verrà installato in luogo un cantiere stabile formato da una o più pale caricatrici atte alla spianatura dei rifiuti ed alla loro copertura.
I trasporti verranno effettuati  a mezzo autocarri senza rimorchio a sponde sopralzate, con cassoni completamente coperti da telone a tenuta.
Tutte queste operazioni sono condizionate, oltre che dal buon esito delle trattative con la proprietà, al benestare del del Sig. Ufficiale sanitario del Comune di Gerenzano, al quale inviamo lettera a parte, ed al di Lei consenso, che Ella vorrà gentilmente notificare nella maniera che riterrà più opportuna.”
Il giorno seguente il Direttore della ditta di cui sopra invia un’altra lettera dello stesso tenore all’Ufficiale Sanitario del Comune di Gerenzano.
Al 30 ottobre 1964 l’Ufficiale sanitario scrive al sindaco che nulla osta da parte di questo ufficio che la cava possa essere riempita di rifiuti provenienti dal comune di Milano.
Lo stesso 30 ottobre 1964 il Sindaco, Comm. Giovanni Porro, comunica il proprio benestare al Comune di Milano.”

Questa è la trascrizione dell’inizio di un lungo articolo scritto dal Sindaco Giuseppe Borghi per spiegare ai cittadini gerenzanesi perché il  4 marzo 1971 fosse  stato denunciato al Pretore di Saronno dall’Amministrazione Comunale di Rescaldina, spinta dalle proteste degli abitanti esasperati dall’aria irrespirabile che entrava nelle loro case proveniente dalla decomposizione dei rifiuti scaricati nelle cave .
In quell’occasione, oltre al sindaco Borghi ,  furono denunciati anche i proprietari delle cave Porro e Castelli per “danni alla popolazione di Rescaldina derivanti da esalazioni, cattivi odori e simili prodotti dai rifiuti scaricati nelle cave”. 
L’articolo prosegue dettagliando i diversi fatti che avevano  portato alla crisi con Rescaldina e spiega che la crisi si era acutizzata a causa dei ritardi nell’approntare gli inceneritori di Saronno e di Busto Arsizio. Ma noi, a posteriori, sappiamo che la vera causa della crisi era dovuta, per i privati,  alla sete di guadagno facile e, per il pubblico,  al basso costo  di smaltimento dei rifiuti nelle cave dismesse rispetto al costo di smaltimento negli inceneritori.
Colpisce inoltre il palese conflitto di interessi del sindaco Giovanni Porro che autorizzava “se stesso” a scaricare nelle “sue” cave.  Questa si può considerare l’inizio delle disgrazie di Gerenzano che ha il suo territorio sfregiato da una discarica considerata a suo tempo e a ragione “La collina del disonore lombardo”.

Pier Angelo Gianni  - 23 gennaio 2013