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Borghi Carlo, un gerenzanese in Pennsylvania

Gerenzano 15 novembre 2013 - Il sito di Ellis Island www.ellisisland.org   mette a disposizione del pubblico i registri degli arrivi dall'800 in poi a New York.

 

Ellis Island era il punto di approdo di tutti i transatlantici che dall'Europa arrivavano a New York .

Emigranti gerenzanesi in America ce ne furono tanti ai primi del '900: un folto gruppo di 17 gerenzanesi sbarcò all'isola di Ellis il 2 novembre 1903. Da quello che si intuisce dai registri, i nostri compaesani erano totalmente ignari di come fosse il nuovo mondo e non sapevano dove andare. Possiamo rintracciare come andò a finire dai registri di sbarco di altri due gerenzanesi: Borghi Luigi e Borghi Carlo che nel 1906 li raggiunsero. Nel registro si legge che ad attendere i due gerenzanesi in America c'era un tale Pigozzi Sisto, uno dei primi diciassette emigrati. Abitava  a Beaver Falls, un paesino della Pennsylvania.
La storia di Borghi Carlo - Il 10 febbraio 1906 Borghi Luigi di 33 anni e Borghi Carlo di 23 anni partirono dal porto di Havre con la nave La Savoie diretti in America e precisamente a Beaver Falls. Che lavoro facessero lo posso confermare con certezza: erano minatori. Infatti si racconta in famiglia che Borghi Carlo, nonno di mia moglie (Luisa), lavorò nelle miniere di carbone della Pennsylania per alcuni anni finchè perse un occhio in un incidente in miniera. Poi si racconta che, vista la sua buona volontà non lo licenziarono, ma fece il guardiano o comunque un lavoro non direttamente attinente alla miniera per qualche anno.
Borghi Carlo ritornò a Gerenzano circa nel 1911 in tempo per sposare la signorina Carolina Grimoldi di Locate Varesino ed avere 7 figli. Nel frattempo acquistò con i risparmi americani parecchi terreni ed una importante porzione di fabbricato nella corte della Pesa. Morì a 53 anni con la tranquillità di sapere che con i sacrifici americani  aveva dato una sicurezza alla numerosa famiglia. Infatti ancora oggi l'ultima figlia rimasta, nipoti e pronipoti vivono nelle sue case ristrutturate o hanno potuto costruire su un suo terreno.

Anch'io ho un ricordo indiretto del "nonno di mia moglie americano". Quando da giovane andavamo a casa della zia della mia futura moglie, Tina, sul ripiano del camino nella cucina c'era una scatoletta (come quella per i gioielli) contenente l'occhio di vetro del padre morto parecchi anni prima. Era abbastanza impressionante aprire la scatola e vedere l'occhio finto che ti scrutava. Finchè Tina si decise a buttarlo in occasione di un trasloco. L'altro ricordo americano era un orologio da panciotto distrutto da un pestifero nipote.

Pier Angelo Gianni