06**December**2024

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Pel da cunilij

 

Pel da cunilij, pel da cunilij. Questo grido era familiare nella vecchia Gerenzano.

 

Chi lo lanciava era un vecchietto che pedalava su una bicicletta da prestinaio, per intenderci una di quelle biciclette molto pesanti e con due portapacchi, uno davanti e uno di dietro. Su questi due portapacchi c'erano due mucchi di pelli di coniglio sporche di sangue essiccato e riempite di paglia e di fieno. 

Le pelli erano sempre rovesciate (cioè con il pelo all'interno: infatti dopo che il coniglio era stato ucciso, gli venivano incise le zampe posteriori e poi la pelle gli veniva sfilata come se fosse una calza ed infine appesa sotto il portico ad essiccare). 

Nei portici delle corti di Gerenzano facevano sempre bella mostra file di pelli di coniglio esposte ad essiccare in attesa che arrivasse "ul peteron".

"Ul peteron", in italiano "il petomane" era il nomignolo che era stato affibbiato al vecchietto per una certa sua incontinenza (proprio come il film di Tognazzi di questi giorni), passava ogni lunedì per le corti di Gerenzano annunciato dal grido "pel da cunilij, pel da cunilij". 

E ogni lunedì si assisteva alla solita scena: il mercanteggiare tra le donne delle corti e "ul peteron" per spuntare il prezzo più alto per le pelli o per pagarle meno. 

Molte volte durante la trattativa si vedevano le donne scappare (era il momento che "ul peteron" dava sfogo alla sua incontinenza) e dopo che l' "olezzo" era sparito ritornavano e riprendevano la trattativa, salvo scappare e ritornare di nuovo. 

alla fine, dopo che "ul peteron" aveva sborsato dieci, quindici o venti lire (si era nell'immediato secondo dopoguerra), le donne gli offrivano un bicchiere di vino. 

A causa di questo fatto è chiaro che prima di sera "ul peteron" era alquanto alticcio e perciò diveniva alquanto galante con le mogli dei contadini: allora frasi come "va là purcell d'un purcell" oppure "pelandra d'una pelandra" oppure " bruta loeugia d'una loeugia" indirizzate verso "ul peteron", si sprecavano, ma lui non se ne dava per inteso e sorrideva beato degli insulti che riceveva.

Come arrivava la sera "ul peteron" riprendeva la via di casa (era la cascina Restelli) zigzagando per le vie tra un carro e l'altro mentre il suo grido si sentiva sempre più fioco: pel da cunilij, pel da cunilj........... 

Mario Carnelli

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