Per non dimenticare la discarica di Gerenzano
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- **In Gente di Gerenzano**
- **Last Updated on **24 **February** 2014****
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Ora vorrei condividere con voi le mie impressioni personali. Tutto nacque qualche mese fa quando ricevetti una telefonata da Anna e Marco che mi chiedevano se avessi vecchie foto della discarica. In un primo momento dissi di no, ma dopo qualche giorno mi ricordai di avere un residuo cartaceo del glorioso “comitato di lotta per la salute” che si era battuto a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 perché la discarica venisse chiusa e bonificata. Tra le carte c’erano delle foto scioccanti scattate in quel periodo che mi hanno spinto a ricostruire la storia a partire dalla sua apertura nel 1962 ad oggi.
Vi confesso che alla fine di questa ricerca ho avuto un momento di sconforto e il mio dilemma fu: lascio cadere tutto o sollevo il coperchio? Optai per la seconda ipotesi, vi confesso con molta titubanza e mi misi al lavoro per far conoscere ai gerenzanesi la mia idea sulla discarica e la sua pericolosità.
Inizialmente rifiuti solidi urbani mischiati a rifiuti speciali generati da un centinaio di industrie, tra le quali Montedison, Ciba, Farmitalia, Chevron oil, ecc.. furono scaricati in modo selvaggio direttamente sul fondo ghiaioso della cava. Tuttora ci sono milioni di metri cubi di rifiuti che rischiano, se non lo sono già, di finire in ammollo nell’acqua di falda. Insomma la discarica è in sicurezza solo perché esistono otto pozzi che pompano l’acqua inquinata 24 ore su 24 e la trattano nell’impianto di depurazione oltre a un sistema che estrae il biogas dalla massa dei rifiuti. Secondo la legislazione italiana tutto ciò viene definito “messa in sicurezza operativa”.
Per troppi anni cifre importanti sono state spese per opere di “contorno” scambiandole per “bonifica”, facendoci dimenticare che sotto un tappeto verde c’è di tutto.
Ora Gerenzanoforum ha lanciato questa sfida: bonifica. Una parola non usata per troppi anni. Il primo passo è stato fatto sviscerando il problema venerdì sera ed ora bisogna andare avanti, parlarne nelle scuole, coinvolgere la sfera politica, i cittadini, la scienza, le associazioni ambientaliste.
Oramai tutti sappiamo. Non si può fare finta di niente.
Pier Angelo Gianni