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Il Bombardamento aereo del Cattaro e gli ultimi giorni del Tenente Giampiero Clerici.

Anche Il Tenente Giampiero Clerici, alla guida del biplano Caproni Ca3, partecipò al leggendario bombardamento alle Bocche di Cattaro nel Montenegro. La missione avvenne nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1917 e causò la distruzione della flotta navale austriaca ivi ormeggiata.  

15 biplani partirono dal campo d'aviazione di Gioa del Colle in Puglia. Uno di questi, per problemi ai motori fece subito rientro alla base. Tutti gli altri aerei raggiunsero l'obiettivo, colpirono sommergibili e siluranti ancorati  nelle Bocche di Cattaro, riuscendo a sfuggire  all'intensa contraerea nemica.

Tredici aeromobili rientrarono a Gioia del Colle all'alba del 5 ottobre, mentre uno solo fu costretto ad atterrare a Foggia per rifornirsi di carburante, per rientrare a Gioia nel pomeriggio dello stesso giorno.  L'impresa vittoriosa permise a D'Annunzio di ottenere la promozione, per meriti di guerra, al grado di Maggiore e all tenente aviatore Giampiero Clerici di ricevere una medaglia di bronzo.   

L'impresa, notevole per quei tempi dove l'aviazione muoveva i primi passi, venne esaltata sui quotidiani di allora e i due articoli del Resto del Carlino di Bologna  del 5  e 6 ottobre 1917 che vi ho trascritto ne sono la testimonianza. 

Ventun giorni dopo, precisamente il 26 ottobre 1917, due giorni dopo la disfatta di Caporetto, Giampiero ricevette l'ordine di trasferirsi da Gioia del Colle ad Udine dove andò incontro al suo destino. Infatti, appena una settimana dopo, il primo novembre 1917, il Caproni guidato dal tenente Giampiero Clerici venne abbattuto nei cieli di Fluminiano nei pressi di Udine. All'inizio il nostro concittadino venne dato per disperso e una lettera dell'Ufficio delle Notizie alle famiglie dei militari di cielo diede speranza ai famigliari.Vi riporto il testo della lettera:

Roma, 20 novembre 1917

Iddio protegga i nostri figli ed abbia pietà di noi!

Aff.ma Giulia Lanza di Trabia (madre del principe Ignazio di Trabia, aviatore compagno di Giampiero Clerici n.d.r.)

Abbiamo saputo che un aviatore disertore istriano atterrato nei pressi di Treviso il 6 novembre ha confermato la notizia affermando l'equipaggio del Caproni salvo.

Una nota a piè di pagina dice: Ricerche del tenente Gian Piero Clerici,  9a squadriglia Caproni 4° gruppo San Pelagio (Padova).

Sulla base di questa lettera iniziarono le ricerche del disperso tramite la Croce Rossa di Ginevra e alcuni nobili conoscenti della famiglia Clerici. Gianpiero Venne ricercato nei campi di concentramento tedeschi ma senza nessun risultato. Solo nel 1921, dopo ricerche estenuanti, venne riconosciuto come suo un cadavere sepolto nel cimitero del comune di Talmassons. La salma venne riesumata e spedita il 22 settembre 1921 da Casarsa a Casina Mariaga (nei pressi di Erba) dove molto probabilmente tuttora esiste la tomba di Giampiero Clerici.

Fu veramente ritrovata la salma di Giampiero? Non lo sapremo mai.

Anche la medaglia di bronzo andò persa dopo il trambusto dell'abbattimento dell'aereo del tenente e con una lettera suo padre ne richiede una copia al ministero della guerra:  

Emerito ministero della guerra, Sezione ricompense.

Io sottoscritto padre putativo del defunto pilota Gian Pietro Clerici, 9a squadriglia Caproni, 3o gruppo di bombardamento ha l'onere di esporre quanto segue: nella seconda quindicina di ottobre 1917 veniva insignito sul campo in Taranto al summenzionato figlio una medaglia di bronzo al valor militare per bombardamento eseguito sul Cattaro. Detta medaglia conservata nel bagaglio venne trasportata a Pordenone dove il figlio venne chiamato. Durante la ritirata ottobre 1917. Per l'avvenuta morte di esso, però, tutto andava smarrito. Per quanto sopra accennato, il sottoscritto si onora di chiedere anche a nome della madre, che venga concessa alla famiglia un'altra medaglia di bronzo. 

La copia in mio possesso non riporta ne la data ne la firma. Presumo sia stata spedita attorno al 1920 - 21. 

Gianni Pierangelo      Gerenzano, 7 novembre 2014  

  

Il Resto del Carlino, 5 ottobre 1917

Il bombardamento aereo del Cattaro (dal nostro corrispondente di guerra)

Quartier generale 5 ottobre

La nostra aviazione che prosegue innanzi nelle sue gesta fortunate, ha aggiunto una magnifica pagina di più alla storia già gloriosa di questi ultimi mesi. Alle audacie dei bombardamenti di Pola, che si sono ripetute con insistenza, più volte consecutivamente nelle belle notti lunari che inargentavano le coste dell'Istria, si aggiunge ora una nuova audacia più grande delle altre. Essa ha sbalordito di terrore il nemico, sbalordisce tutti di ammirazione.

L'impresa è stata preparata di lunga mano, nell'ombra e nel silenzio. Erano stati scelti piloti tra i migliori e i più provati delle nostre squadriglie da bombardamento, per prepararsi al grande volo, così pericoloso e difficile, e si attendeva il momento in cui le condizioni atmosferiche lo avessero permesso.

E' noto che cosa siano le Bocche di Cattaro e la loro baia: un meraviglioso nascondiglio per le forze navali, che la natura sembra aver voluto offrire alla flotta austriaca, alle sue siluranti ai suoi sottomarini. Questa base, quella di Pola, sono il massimo ricovero di sottomarini austriaci che vi si riforniscono per poi lanciarsi alle sinistre avventure della loro guerra nelle acque dell'Adriatico, dello Jonio e del Mediterraneo.

In questa baia a forma di esse, all'estremo confine occidentale austro-montenegrino non vi potevano essere timori di sorprese e di assalti improvvisi: si poteva in pace attendere ai lavori di riparazione e di armamento delle navi, si poteva senza rischi organizzare le insidiose imprese sottomarine.

Una via sola rimaneva a chi aveva voluto tentare all'assalto delle Bocche di Cattaro: quella dell'aria.

Ma era una via terribilmente rischiosa. La traversata dell'Adriatico in quel punto rappresentava per se stessa un problema, ed altri problemi ed incognite ben più gravi avrebbero aspettato gli avviatori all'altra sponda. Si sapeva che il nemico appunto per premunirsi contro qualsiasi eventualità aveva armata di numerose batterie anti-aeree la base navale di Cattaro, e si era certi che una forte difesa si sarebbe incontrata.

Ciò malgrado l'impresa fu organizzata e condotta a termine con successo.

La notte scelta fu quella fra il tre e il quattro corrente. Una notte favorevole, di luna, col cielo limpido e l'aria calma.

Un gruppo di fortissime squadriglie di aeroplani da bombardamento partirono dal campo, attraversarono senza inconvenienti l'Adriatico, raggiunsero uno dopo l'altro gli obiettivi, tenendoli qualche ora sotto il loro fuoco, lanciarono sulle navi ancorate grandi quantità di  esplosivi fulminarono specialmente i rifugi dei sottomarini . Gli effetti furono visibili dagli stessi aviatori. Le bombe ad alto esplosivo scoppiarono tutte. Alcuni incendi spettacolosi divamparono lungamente.

La difesa degli antiaerei fu tenace. Il nemico, benché sorpreso reagì con violenza, con un fuoco intensissimo che non cessò per tutta la durata dell'allarme. Ma non si trattò di un fuoco ben ordinato, tale da produrre cortine di sbarramento. Fu invece uno spauracchio confuso e senza regola che andò in gran parte sprecato e poco danneggiò i nostri apparecchi.

Sino a questo momento si ignorano i particolari del volo grandioso che rimarrà inverosimile negli annali della nostra aviazione.

Il Resto del Carli

no, 6 ottobre 1917

COME SI SVOLSE IL BOMBARDAMENTO DI CATTARO

Quartier generale, 6 ottobre

Nuovi particolari giungono qui del magnifico raid compiuto da una squadriglia di nostri Caproni sulle Bocche del Cattaro la notte tra il 3 e il 4 ottobre. Abbiamo già detto dell'importanza del del volo reso difficile dalle incognite che attendevano dall'altra parte i nostri aviatori. Possiamo aggiungere oggi che tutti gli ostacoli vennero vinti e che tutti i Caproni recatisi sulla famosa base navale nemica ritornarono al campo di partenza (aeroporto militare di Gioia del Colle in Puglia n.d.r.). Fu una spedizione felice, un'impresa magnificamente riuscita.

Già da due notti nel campo di partenza si viveva una singolare vita di attesa nervosa poiché tutto era pronto e si aspettava da un momento all'altro l'ordine di lanciarsi a volo. Ma l'ordine non veniva ancora, soprattutto per ragioni di atmosfera e di visibilità. Nelle notti sul due e sul tre la foschia ingombrava il cielo dell'Adriatico e faceva decidere ai capi un ritardo nella spedizione.

Questa inutile aspettazione ansiosa aveva messo nei nostri aviatori una specie di febbre e, se fosse dipeso da loro, soltanto, avrebbero affrontato con qualunque tempo l'ardua impresa notturna.

Venne finalmente la notte tra il tre e il quattro, che si presentò calma e serena, e fu allora decisa senz'altro la partenza. Alle 21 nel campo tutto era pronto. I piloti presso i loro Caproni facevano le ultime raccomandazioni ai meccanici. Un grande silenzio regnava, non si aspettava che un ordine ed il volo sarebbe cominciato. L'ordine venne ed alle 22 i Caproni spiccarono il volo. Si diressero a breve distanza l'uno dall'altro verso l'Adriatico, nella notte sufficientemente luminosa in due ore e mezza essi percorsero la lunga traversata dell'Adriatico, cioè circa 230 chilometri in linea retta sopra il mare. Alla mezzanotte e trenta i primi apparecchi comparvero sulla base austriaca all'altezza di 4000 metri. Le batterie antiaeree del Lowce gli accolsero con un tiro furioso a cui lo rispose il tiro di altri cannoni antiaerei piazzati qua e la sulla riva della baia. Ma era un fuoco disordinato senza una meta fissa, senza una regola prestabilita. Ciò fece subito comprendere agli osservatori dei nostri Caproni che il nemico era stato colto alla sprovvista e si trovava in un momento di grande terrore e di molta confusione.

I Caproni iniziarono subito la loro opera di bombardamento orientandosi con prontezza magnifica rispetto agli obiettivi. Senza curarsi del tiro antiaereo che non modificò per nulla la loro rotta essi lasciarono cadere il rispettivo carico di bombe e bombardarono gli ancoraggi dei sommergibili e delle siluranti e le prossime officine di riparazione dei sottomarini.

Complessivamente vennero gettate quattro tonnellate di esplosivi. Quasi tutte le bombe ebbero effetti visibili e sicuri. Dalle officine e da qualcuno dei punti di ancoraggio della flotta si videro levarsi grandi colonne di fuoco. Vi fu un momento tra le 12,30 e la una in cui parve che tutta la baia misteriosa fosse in preda a una serie di innumerevoli  incendi. Al tocco, una traccia parallela a quella dell'andata i Caproni presero la via del ritorno rifacendo felicemente i 230 chilometri di traversata dell'Adriatico.

Essi erano rimasti quasi un'ora sulla base navale austriaca e vi avevano seminato il terrore e la strage. Su uno degli apparecchi aveva preso posto Gabriele D'Annunzio, da poco promosso maggiore il quale appena ridisceso a terra telegrafò al Quartier generale annunciando la vittoriosa spedizione e terminando il telegramma con il grido di guerra degli aviatori: "Alalà".

Prese pure parte al volo grandioso che durò complessivamente 6 ore, il famoso aviatore Ruffini che fu recentemente insignito di medaglia d'oro.

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