Anno 1946, a Gerenzano - Cenni storici ai tempi romani

Essendo il paese vicino ai grandi centri e le linee di comunicazione più frequentate, risentì di di tutti gli avvenimenti specialmente di carattere militare cui andò soggetta quella parte dell' alta Italia che abbraccia i territori del triangolo Milano Varese Como.

 

Il primo sicuro documento storico di Gerenzano è costituito dalle scoperte archeologiche. Nell'archivio storico lombardo dell'anno 1891, si legge a pagina 424: Avanzi romani. "Nel principio del 1890, il professor Edoardo Beker, insegnante matematiche in Saronno osservava nei mucchi d'argilla adiacenti alla fornace di Gerenzano alcuni oggetti che gli parvero antichi. Il proprietario di quel fondo il nobil cavaglier PIETRO CLERICI, informato della scoperta, fece proseguire le ricerche, e in seguito, aderendo alle premure del nobil Dott. Alfonso Garovalio, faceva dono di tutti gli oggetti rinvenuti al museo.

Eccone un indice sommario:

Due frammenti di fibule in bronzo a doppio vermiglione.

Un pezzo di bronzo contorto, forse frammento d'altra fibula.

Una coppa in due pezzi, quasi completa, di terra biancastra cenerognola: ha il piede ed è di forma molto piatta e larga. Il suo diametro è è di cm 20; il piede è basso, alto l'orlo del recipiente; l'altezza totale non è che di 5 centimetri 5 millimetri.

Un frammento di fondo di vaso a canestro e un fondo di vasetto entrambi della stessa terra; simile a quella del soldo;

il fondo di un vaso di pietra (gneiss);

Una rotella di pietra (gneiss) del diametro di 13 cm., probabilmente era un fondo di vaso. 

Un vaso con larga apertura, con piccolo manico, di cui rimangono i frammenti: è di grossolana argilla gialla, annerita esternamente, ed ornato di .... rozze linee convergenti.

Due altri vasi della stessa terra, uno dei quali contiene residui di ossa umane, un piccolo fondo di vasetto, di argilla chiara esternamente, nerastra all'interno.

Un piccolo vaso con manico, e collo stretto, di terra rossastra.

Un vaso dell stessa terra, rotto: doveva avere due manici.

Due pezzi di sottile lamina di bronzo, dalla superficie ondulata, anzi modellata; di questi due frammenti, si è indotti a ritenere che più ad una cista, appartenessero a gambali.

Un coltello in ferro, rotto in due pezzi, di una lunghezza totale di 29 cm. (con il manico completo).

Un coltello in ferro con il manico rotto, lungo 16 cm.

Una terza lama di coltello in ferro con parte del manico, lungo quindici centimetri.

Un pezzetto di ferro: (chiodo?)

Un pezzo di ferro d'ignoto uso: (consta di due parti);

Una piatta lunga 11 cm. e l'altra di 4 cm.; da un lato ha trasversalmente un'appendice rotonda e piatta; da questa si prolunga l'altra parte, ad angolo retto, in forma di chiodo rotondo, lungo 6 cm.; la parte piatta è trapassata da due teste di chiodi che dovevano assicurarla ad un corpo   qualsiasi.

Infine un pezzo di moneta di bronzo corrosa, che dal modulo si potrebbe ritenere fosse un medio bronzo romano

del I° secolo dell'era Volgare (arc. stor. Lomb. 1891 pag. 424).

A queste scoperte, ne vanno aggiunte altre che troviamo ancora elencate nell'archivio storico lombardo del 1893 a pag. 4677 a completamento dell'elenco degli oggetti trovati, che fanno pensare esistesse a Gerenzano una  Necropoli Romana che si trovava alla profondità di circa un metro dell'attuale livello di cava:

-grande embrice o tegolone con orli, lungo m. 0,56, largo m. 0,44, gli orli laterali alti m. 0,085.

-Due anfore segate per uso di urna cineraria (spezzate) -Vasi a larga apertura e altre a largo ventre.

- Una coppa a pezzetti e cocci di vasi. Un coltello di ferro spezzato.

A questo dono il Cav. P. Clerici ha aggiunto due vasi in  terra nera, modellati a mano, alti 7,5 cm., rinvenuti in una torbiera. Gli oggetti nominati si trovano ora presso il Museo Archeologico di Milano nel Castello.

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