Items filtered by date: September 2013 https://lnx.gerenzanoforum.it/index.php 2024-05-02T19:47:35+00:00 Joomla! - Open Source Content Management L'osteria del Cavallino 2013-10-29T00:00:00+00:00 2013-10-29T00:00:00+00:00 https://lnx.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=78:l-osteria-del-cavallino&Itemid=564 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://lnx.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/13f34e2b533e12c6166f88368dcd8c07_S.jpg" alt="L'osteria del Cavallino" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>In via XX Settembre, angolo via Roma si trovava l'osteria del Cavallino, o dal nome dei proprietari, del "Carera", la famiglia Carrera, per la precisione. Sto parlando degli anni '50 e '60 ed io ero bambino.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>L'osteria del Cavallino era il punto d'incontro degli operai e dei contadini di Gerenzano, ed anche il luogo di svago per una partita a carte del mitico "Carleto dei Turia", Carlo Franchi.</p> <p> </p> <p>I "Carera", marito, moglie e figlia, erano molto gentili ed assolvevano al ruolo di padroni di casa, piu' che meri e asettici distributori di quartini di barbera, bianchi e mazzi di carte.</p> <p>Appeso al muro, in un lungo e buio corridoio che congiungeva la sala principale al cortile, c'era l'unico telefono pubblico di Gerenzano. Non di rado, quando noi ragazzi bazzicavamo in zona, ci toccava correre ad avvisare chi era desiderato al telefono, di solito ragazze chiamate dai fidanzati militari o chi avvisava casa dovendo ritornare dall'ospedale o da un lungo viaggio. Allora il telefono (nero, pesante e appiccicaticcio) incuteva un certo rispetto e le rare telefonate erano fatte per necessita', proprio quando non se ne poteva proprio fare a meno.</p> <p>Il bancone era di legno scuro, imponente con alle spalle lo specchio e i ripiani con i liquori come il <em>"Grigioverde"</em>, la grappa per le "correzioni", lo "<em>Strega</em>", il "<em>Campari</em>" lo "<em>Stock 84</em>" , la "<em>Vecchia Romagna</em>", il "<em>Cordiale</em>" e tanti altri liquori oramai caduti in disuso. Le sigarette erano ordinate per costo: le Alpha, le Nazionali semplici (pacchetto biancastro con la caravella), le Esportazioni con o senza filtro (pacchetto verde), le Macedonia e, per i piu' raffinati, le Serraglio dalla forma ovale. </p> <p>Oltre alla sala principale c'era una sala posteriore dove si giocava a carte. A dir la verita' dappertutto si giocava a carte, ma dietro c'era piu' tranquillita' e risevatezza, per veri giocatori di tresette, scopa liscia e ramino. La posta in gioco di solito era il bicchiere di vino, ma si favoleggiava che qualcuno avesse perso delle belle fortune su quei tavoli. </p> <p>D'estate il "Carera" metteva le sedie ed i tavolini in alluminio fuori dalla porta principale su uno spiazzo di cemento con dei grossi vasi di oleandro. Una pergola d'uva americana lo ombreggiava. L'uscita dei tavolini e la comparsa sul muro della tabella dei <em>Gelati Motta</em> e dei ghiaccioli <em>Bistefani</em>, erano il segnale inconfutabile che l'estate e le vacanze erano arrivate. La prima "<em>coppa del nonno</em>" l'ho gustata proprio seduto sul muretto fuori dal Cavallino. </p> <p>P.A. Gianni (Aprile 2006)</p> <p><img src="images/stories/corti/cavallino/cavallino_2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p> </p> <p>La casa sullo sfondo era dei "Gelati". C'era la cartoleria (prima a sinistra) ed il negozio della "Regina Gelati" che vendeva spolette di cotone, calze ed indumenti intimi</p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p><span style="font-size: small;"><img src="images/stories/corti/cavallino/cavallino_4.jpg" border="0" alt="" /></span></p> <p> </p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://lnx.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/13f34e2b533e12c6166f88368dcd8c07_S.jpg" alt="L'osteria del Cavallino" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>In via XX Settembre, angolo via Roma si trovava l'osteria del Cavallino, o dal nome dei proprietari, del "Carera", la famiglia Carrera, per la precisione. Sto parlando degli anni '50 e '60 ed io ero bambino.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>L'osteria del Cavallino era il punto d'incontro degli operai e dei contadini di Gerenzano, ed anche il luogo di svago per una partita a carte del mitico "Carleto dei Turia", Carlo Franchi.</p> <p> </p> <p>I "Carera", marito, moglie e figlia, erano molto gentili ed assolvevano al ruolo di padroni di casa, piu' che meri e asettici distributori di quartini di barbera, bianchi e mazzi di carte.</p> <p>Appeso al muro, in un lungo e buio corridoio che congiungeva la sala principale al cortile, c'era l'unico telefono pubblico di Gerenzano. Non di rado, quando noi ragazzi bazzicavamo in zona, ci toccava correre ad avvisare chi era desiderato al telefono, di solito ragazze chiamate dai fidanzati militari o chi avvisava casa dovendo ritornare dall'ospedale o da un lungo viaggio. Allora il telefono (nero, pesante e appiccicaticcio) incuteva un certo rispetto e le rare telefonate erano fatte per necessita', proprio quando non se ne poteva proprio fare a meno.</p> <p>Il bancone era di legno scuro, imponente con alle spalle lo specchio e i ripiani con i liquori come il <em>"Grigioverde"</em>, la grappa per le "correzioni", lo "<em>Strega</em>", il "<em>Campari</em>" lo "<em>Stock 84</em>" , la "<em>Vecchia Romagna</em>", il "<em>Cordiale</em>" e tanti altri liquori oramai caduti in disuso. Le sigarette erano ordinate per costo: le Alpha, le Nazionali semplici (pacchetto biancastro con la caravella), le Esportazioni con o senza filtro (pacchetto verde), le Macedonia e, per i piu' raffinati, le Serraglio dalla forma ovale. </p> <p>Oltre alla sala principale c'era una sala posteriore dove si giocava a carte. A dir la verita' dappertutto si giocava a carte, ma dietro c'era piu' tranquillita' e risevatezza, per veri giocatori di tresette, scopa liscia e ramino. La posta in gioco di solito era il bicchiere di vino, ma si favoleggiava che qualcuno avesse perso delle belle fortune su quei tavoli. </p> <p>D'estate il "Carera" metteva le sedie ed i tavolini in alluminio fuori dalla porta principale su uno spiazzo di cemento con dei grossi vasi di oleandro. Una pergola d'uva americana lo ombreggiava. L'uscita dei tavolini e la comparsa sul muro della tabella dei <em>Gelati Motta</em> e dei ghiaccioli <em>Bistefani</em>, erano il segnale inconfutabile che l'estate e le vacanze erano arrivate. La prima "<em>coppa del nonno</em>" l'ho gustata proprio seduto sul muretto fuori dal Cavallino. </p> <p>P.A. Gianni (Aprile 2006)</p> <p><img src="images/stories/corti/cavallino/cavallino_2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p> </p> <p>La casa sullo sfondo era dei "Gelati". C'era la cartoleria (prima a sinistra) ed il negozio della "Regina Gelati" che vendeva spolette di cotone, calze ed indumenti intimi</p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p><span style="font-size: small;"><img src="images/stories/corti/cavallino/cavallino_4.jpg" border="0" alt="" /></span></p> <p> </p></div> Il Laghetto della cascina fornaci 2013-10-28T00:00:00+00:00 2013-10-28T00:00:00+00:00 https://lnx.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=81:il-laghetto-della-cascina-fornaci&Itemid=564 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://lnx.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/267b1948fa84309bc99f9c0289cabe44_S.jpg" alt="Il Laghetto della cascina fornaci" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Questa vecchia fotografia in bianco e nero della Rosetta da giovane ha come sfondo un panorama lacustre. Sembra fatta nel Polesine o nelle risaie del novarese, mi ricorda tanto il film “Riso amaro”  di Giuseppe de Santis con la Silvana Mangano.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> </p> <p>La foto è stata scattata a Gerenzano sulle sponde del mitico e favoleggiato “laghetto”, sicuramente prima della seconda guerra mondiale, quando la Rosetta aveva vent’anni. Si vede lo specchio d’acqua, sulla sinistra l’isolotto che si trovava nel mezzo del lago e la cascina fornaci sullo sfondo. La cascina allora era isolata, c’era solo una strada vicinale che la separava dal lago ed attorno solo campagna. Sulla parete della stalla che si vede sullo sfondo si riconosce un rettangolo più chiaro dove c’era una meridiana.</p> <p>Il lago non era naturale, ma s’era formato cavando l’argilla per i mattoni, credo già nel ‘700. I nostri vecchi, a causa della penuria d’acqua, trasformarono lo scavo in lago per l’irrigazione delle campagne. Per farlo deviarono e immisero  la “rongia” che partiva dal fontanile del Bettolino nella depressione colmandola d’acqua limpida di sorgente. Quando il lago si riempiva e  l’acqua arrivava al livello dello scolmatore veniva convogliata nell’alveo antico del Bozzente  e nelle campagne circostanti. Il lago d’inverno ghiacciava ed i contadini del marchese ne prelevavano il ghiaccio che veniva caricato sui carretti e trasportato alla “conserva”, il loro frigorifero. Il laghetto è stato per anni il luogo di ritrovo dei ragazzi di Gerenzano, i primi amori, le loro smargiassate e spavalderie nascevano sulle sue sponde fangose. Vi riporto alcune poesie del nostro amico Maurin  che in pochi versi riesce a descrivere l'ambiente.</p> <p style="padding-left: 120px;">Forse esisteva nei tempi<br />in ricordo degli anni '20<br /> <br />i contadini alle loro corti<br />si rilassavano contenti<br /> <br />dove fatica e sudore<br />non si aveva alcun timore<br /> <br />la vita correva<br />si pescava nel laghetto<br /> <br />pesci, carpe, rane<br />il mangiare dei cristiani<br /> <br />si lavavano gli attrezzi<br />carri, botti, carrette<br /> <br />felici e beati i ragazzi<br />sguazzavano nell'acqua<br /> <br />i tempi ora sono cambiati<br />a ricordo la via è rimasta.</p> <p style="padding-left: 120px;"> </p> <p style="padding-left: 120px;"><strong>LAGHETT DA GERENZAN</strong><br /> <br />Esisteva in temp lountan a memoria d'om,<br />visin ghera di cassin piccol<br />proupretari che lauravan la terra<br />e sfrutavan oul laghett,<br />in temp che al piouveva no, bagnà i giardit<br />e i camp, lavavan i atrez<br />metevan dent la bonza della pisa<br />nell'acqua per stagnala, nel laghett<br />ghera den i pes ros e pes gat,<br />ai temp i fiò se divertivan a ciapàà<br />con un baston un gougin la piegavan<br />e fasevan oul lamin,<br />tacavan oul spagg, oul vermanisò e tiravan<br />su i pes gat che noudavan nella palta.<br />In mez gh'era una mountagneta pien da<br />rubin, i fiò nel fa ul bagn<br />andavan li, se pugiavan a ripusà,<br />a volt vegneva lì oul don Giouvan,<br />al scoundeva i vistìì e lour<br />douvevan tournà càà bel'e biot<br />e ciapàà bot dai propri pàà.<br />D'invern al sa gelava, andavan<br />den a scarligàà e pousè di volt<br />oul giazz al sà scepava e lour<br />fasevan oul bagn fora urdinanza.<br />L'era gran un 4 pertich fond pou e<br />men segond se al piouveva tant,<br />un meter e mez al riceveva<br />acqua piouvana e una rongia della<br />fountana in gir in gir ghera<br />tout bosc da roubin.<br />Finii la guera i partigian butavan<br />den i bomb a man per ciapàà i pes<br />pousè che alter per disfasen.<br />A man a man che oul prougres<br />andava avanti fasevan su<br />i càà, i maceri i ha boutavan den,<br />la cava coi sass l’ha riempi, l’ha spianàà,<br />han fà un giardinett che ades<br />a van lì i fiò a giugàà.<br />Un ricord per i posteri, ghè rimast<br />soultan la via, via del laghett.</p> <p style="padding-left: 120px;"><strong>LAGHETTO DI GERENZANO</strong><br /> <br />Esisteva in tempi lontani a memoria d'uomo,<br />vicino c'erano dei cascinali piccoli<br />proprietari che lavoravano la terra.<br />Sfruttavano questo laghetto bagnando<br />i giardini e campi in tempo di siccità,<br />alla sera stanchi del lavoro<br />pescavano pesci e rane.<br />Durante la fine della guerra<br />i partigiani gerenzanesi<br />buttarono dentro bombe a mano,<br />più per disfarsene che per prendere pesci.<br />I ragazzi del paese d'estate<br />andavano dentro a fare il bagno,<br />il prete d'allora, don Giovanni,<br />nascondeva i vestiti e loro andavano a casa nudi<br />prendendo poi botte dai propri genitori.<br />Nel periodo invernale il laghetto si gelava,<br />i ragazzi andavano dentro a scivolare,<br />a volte si rompeva il ghiaccio<br />e facevano il bagno nell'acqua gelida.<br />Nel 1948 una gran voglia di avere<br />un campo di calcio, dei ragazzi<br />chiamati i Gaggiani decisero di chiuderlo,<br />cominciarono ad ammassare dentro pietre<br />e macerie e tutto quello che trovavano.<br />La cava Porro ne finì la copertura.<br />Nel 1960 il comune installò una cabina per il metano.<br />Attualmente la sua area è diventata un parco<br />per bambini, piante di pioppo e pini,<br />per quanto riguarda la sua entità,<br />rimane solo la via, via del laghetto.</p> <p style="padding-left: 120px;">Mauro Moretti</p> <p><img src="images/stories/corti/laghetto/laghetto_1.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/corti/laghetto/laghetto_2.jpg" border="0" alt="" width="599" height="479" /></p> <p><img src="images/stories/corti/laghetto/laghetto_3.jpg" border="0" alt="" width="602" height="456" /></p> <p> </p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://lnx.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/267b1948fa84309bc99f9c0289cabe44_S.jpg" alt="Il Laghetto della cascina fornaci" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Questa vecchia fotografia in bianco e nero della Rosetta da giovane ha come sfondo un panorama lacustre. Sembra fatta nel Polesine o nelle risaie del novarese, mi ricorda tanto il film “Riso amaro”  di Giuseppe de Santis con la Silvana Mangano.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> </p> <p>La foto è stata scattata a Gerenzano sulle sponde del mitico e favoleggiato “laghetto”, sicuramente prima della seconda guerra mondiale, quando la Rosetta aveva vent’anni. Si vede lo specchio d’acqua, sulla sinistra l’isolotto che si trovava nel mezzo del lago e la cascina fornaci sullo sfondo. La cascina allora era isolata, c’era solo una strada vicinale che la separava dal lago ed attorno solo campagna. Sulla parete della stalla che si vede sullo sfondo si riconosce un rettangolo più chiaro dove c’era una meridiana.</p> <p>Il lago non era naturale, ma s’era formato cavando l’argilla per i mattoni, credo già nel ‘700. I nostri vecchi, a causa della penuria d’acqua, trasformarono lo scavo in lago per l’irrigazione delle campagne. Per farlo deviarono e immisero  la “rongia” che partiva dal fontanile del Bettolino nella depressione colmandola d’acqua limpida di sorgente. Quando il lago si riempiva e  l’acqua arrivava al livello dello scolmatore veniva convogliata nell’alveo antico del Bozzente  e nelle campagne circostanti. Il lago d’inverno ghiacciava ed i contadini del marchese ne prelevavano il ghiaccio che veniva caricato sui carretti e trasportato alla “conserva”, il loro frigorifero. Il laghetto è stato per anni il luogo di ritrovo dei ragazzi di Gerenzano, i primi amori, le loro smargiassate e spavalderie nascevano sulle sue sponde fangose. Vi riporto alcune poesie del nostro amico Maurin  che in pochi versi riesce a descrivere l'ambiente.</p> <p style="padding-left: 120px;">Forse esisteva nei tempi<br />in ricordo degli anni '20<br /> <br />i contadini alle loro corti<br />si rilassavano contenti<br /> <br />dove fatica e sudore<br />non si aveva alcun timore<br /> <br />la vita correva<br />si pescava nel laghetto<br /> <br />pesci, carpe, rane<br />il mangiare dei cristiani<br /> <br />si lavavano gli attrezzi<br />carri, botti, carrette<br /> <br />felici e beati i ragazzi<br />sguazzavano nell'acqua<br /> <br />i tempi ora sono cambiati<br />a ricordo la via è rimasta.</p> <p style="padding-left: 120px;"> </p> <p style="padding-left: 120px;"><strong>LAGHETT DA GERENZAN</strong><br /> <br />Esisteva in temp lountan a memoria d'om,<br />visin ghera di cassin piccol<br />proupretari che lauravan la terra<br />e sfrutavan oul laghett,<br />in temp che al piouveva no, bagnà i giardit<br />e i camp, lavavan i atrez<br />metevan dent la bonza della pisa<br />nell'acqua per stagnala, nel laghett<br />ghera den i pes ros e pes gat,<br />ai temp i fiò se divertivan a ciapàà<br />con un baston un gougin la piegavan<br />e fasevan oul lamin,<br />tacavan oul spagg, oul vermanisò e tiravan<br />su i pes gat che noudavan nella palta.<br />In mez gh'era una mountagneta pien da<br />rubin, i fiò nel fa ul bagn<br />andavan li, se pugiavan a ripusà,<br />a volt vegneva lì oul don Giouvan,<br />al scoundeva i vistìì e lour<br />douvevan tournà càà bel'e biot<br />e ciapàà bot dai propri pàà.<br />D'invern al sa gelava, andavan<br />den a scarligàà e pousè di volt<br />oul giazz al sà scepava e lour<br />fasevan oul bagn fora urdinanza.<br />L'era gran un 4 pertich fond pou e<br />men segond se al piouveva tant,<br />un meter e mez al riceveva<br />acqua piouvana e una rongia della<br />fountana in gir in gir ghera<br />tout bosc da roubin.<br />Finii la guera i partigian butavan<br />den i bomb a man per ciapàà i pes<br />pousè che alter per disfasen.<br />A man a man che oul prougres<br />andava avanti fasevan su<br />i càà, i maceri i ha boutavan den,<br />la cava coi sass l’ha riempi, l’ha spianàà,<br />han fà un giardinett che ades<br />a van lì i fiò a giugàà.<br />Un ricord per i posteri, ghè rimast<br />soultan la via, via del laghett.</p> <p style="padding-left: 120px;"><strong>LAGHETTO DI GERENZANO</strong><br /> <br />Esisteva in tempi lontani a memoria d'uomo,<br />vicino c'erano dei cascinali piccoli<br />proprietari che lavoravano la terra.<br />Sfruttavano questo laghetto bagnando<br />i giardini e campi in tempo di siccità,<br />alla sera stanchi del lavoro<br />pescavano pesci e rane.<br />Durante la fine della guerra<br />i partigiani gerenzanesi<br />buttarono dentro bombe a mano,<br />più per disfarsene che per prendere pesci.<br />I ragazzi del paese d'estate<br />andavano dentro a fare il bagno,<br />il prete d'allora, don Giovanni,<br />nascondeva i vestiti e loro andavano a casa nudi<br />prendendo poi botte dai propri genitori.<br />Nel periodo invernale il laghetto si gelava,<br />i ragazzi andavano dentro a scivolare,<br />a volte si rompeva il ghiaccio<br />e facevano il bagno nell'acqua gelida.<br />Nel 1948 una gran voglia di avere<br />un campo di calcio, dei ragazzi<br />chiamati i Gaggiani decisero di chiuderlo,<br />cominciarono ad ammassare dentro pietre<br />e macerie e tutto quello che trovavano.<br />La cava Porro ne finì la copertura.<br />Nel 1960 il comune installò una cabina per il metano.<br />Attualmente la sua area è diventata un parco<br />per bambini, piante di pioppo e pini,<br />per quanto riguarda la sua entità,<br />rimane solo la via, via del laghetto.</p> <p style="padding-left: 120px;">Mauro Moretti</p> <p><img src="images/stories/corti/laghetto/laghetto_1.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/corti/laghetto/laghetto_2.jpg" border="0" alt="" width="599" height="479" /></p> <p><img src="images/stories/corti/laghetto/laghetto_3.jpg" border="0" alt="" width="602" height="456" /></p> <p> </p></div>